L’opposta riva
Faloppio, LietoColle, 2006
ISBN: 978-88-7848-209-8.
L’opposta Riva è una raccolta composta come una Spoon River dei vivi. Le voci sono quelle dei Clandestini di stanza in Italia che ho contattato e con cui ho vissuto per diverso tempo a cavallo tra il 2001 e il 2004. Li ho incontrati nei pressi dei C.P.T. (campi di permanenza temporanea), in Questura, nei “ghetti” etnici dove vivono ricreando comunità indipendenti per luogo e per spazio, nelle strade (…)
La materia cui Alborghetti ha messo mano con questa sua opera di poesia, di particolare intensità e singolarità come si vorrà notare, non è di quelle che possa fingere di ignorare. Riguarda infatti gli esclusi, gli emarginati, i fuggitivi, i “sans papier”, tutti quegli uomini insomma che riassuntivamente vengono chiamati in una parola “clandestini”.
(dalla prefazione di Giampiero Neri)
RASSEGNA STAMPA (ESTRATTI)
Una Spoon River dei vivi!
Gian Paolo Serino, La Repubblica
Un diario epico, in cui le singole voci sono giustificate e ampliate dalla coralità multilingue del contesto migratorio, e le geografie personali sfumano i propri confini per definire un'unica mappa comune, quella dell'umanità in marcia.
Mia Lecomte, Le Monde Diplomatique
affrontare il "sociale" con l'arma della poesia è un gesto ambizioso ma il risultato è intenso. Grazie, le sue parole sono straordinarie, drammatiche, sincere.
Sergio Castellitto, Margaret Mazzantini
Colpisce per il coraggio e per la capacità di fare voce a chi voce non ha (...) I versi assumono un andamento lirico meditativo che rifugge qualsiasi forma di facile ipocrita commiserazione. Attraverso il potere trasfigurante della poesia, le voci dei clandestini diventano un’asciutta e tragica sinfonia che si interroga continuamente sulla precarietà e sulla fragilità della condizione umana
Orazio Dotta, La Regione
In bilico tra la dizione dell’altro e la propria, Alborghetti crea singolari effetti prospettici che riguardano i luoghi e il tempo della narrazione. Effetti di straniamento che coinvolgono il lettore, tenendolo in uno stato d’apprensione e invitandolo a riflettere su quell’universo clandestino cui la società dello spettacolo nega sguardo e attenzione O che il moralismo di parte censura.
Gilberto Isella, Giornale del Popolo
Cladestini. La loro condizione, il loro frequente inferno hanno portato Alborghetti a considerare l’incontro assiduo con i dannati in “flashes” che (non è iperbolico dirlo) fanno ritenere che modello alto per questa poesia sia l’Inferno di Dante.
Giovanni Orelli, Azione
L’opposta riva è un prezioso testamento degli scampati, un’eredità lasciata ai contemporanei, prima ancora che ai posteri, un racconto che si riscrive ogni giorno, e che ogni giorno aggiunge una nuova storia da raccontare, e su cui meditare, la vicenda epica e intima di un altro da sé da ri-conoscere e infine com-prendere.
Cristina Babino, Stilos
Una Spoon River dei vivi!
Gian Paolo Serino, La Repubblica
Un diario epico, in cui le singole voci sono giustificate e ampliate dalla coralità multilingue del contesto migratorio, e le geografie personali sfumano i propri confini per definire un'unica mappa comune, quella dell'umanità in marcia.
Mia Lecomte, Le Monde Diplomatique
affrontare il "sociale" con l'arma della poesia è un gesto ambizioso ma il risultato è intenso. Grazie, le sue parole sono straordinarie, drammatiche, sincere.
Sergio Castellitto, Margaret Mazzantini
Colpisce per il coraggio e per la capacità di fare voce a chi voce non ha (...) I versi assumono un andamento lirico meditativo che rifugge qualsiasi forma di facile ipocrita commiserazione. Attraverso il potere trasfigurante della poesia, le voci dei clandestini diventano un’asciutta e tragica sinfonia che si interroga continuamente sulla precarietà e sulla fragilità della condizione umana
Orazio Dotta, La Regione
In bilico tra la dizione dell’altro e la propria, Alborghetti crea singolari effetti prospettici che riguardano i luoghi e il tempo della narrazione. Effetti di straniamento che coinvolgono il lettore, tenendolo in uno stato d’apprensione e invitandolo a riflettere su quell’universo clandestino cui la società dello spettacolo nega sguardo e attenzione O che il moralismo di parte censura.
Gilberto Isella, Giornale del Popolo
Cladestini. La loro condizione, il loro frequente inferno hanno portato Alborghetti a considerare l’incontro assiduo con i dannati in “flashes” che (non è iperbolico dirlo) fanno ritenere che modello alto per questa poesia sia l’Inferno di Dante.
Giovanni Orelli, Azione
L’opposta riva è un prezioso testamento degli scampati, un’eredità lasciata ai contemporanei, prima ancora che ai posteri, un racconto che si riscrive ogni giorno, e che ogni giorno aggiunge una nuova storia da raccontare, e su cui meditare, la vicenda epica e intima di un altro da sé da ri-conoscere e infine com-prendere.
Cristina Babino, Stilos