Supernova
Forlì, Edizioni L'Arcolaio, 2011
ISBN 978-88-95928-48-7
L’implosione di una supernova è caratterizzata da un'emissione luminosa tale che può uguagliare per un periodo di tempo limitato la luminosità della galassia che la ospita. Una analogia è con gli attacchi di panico.
RASSEGNA STAMPA (ESTRATTI)
"Il libretto, se dal punto di vista delle modalità del canto si allontana dai precedenti lavori, non se ne distanzia invece per l'empatia con cui tratta il tema della malattia. Un'empatia che è strettamente legata all'impegno civile della scrittura di Alborghetti. Il poeta riesce infatti a combinare, pure nell'esiguo spazio di pochi versi, un respiro subito articolato, grazie alle immagini forti e al fraseggio prosastico, prosciugato, dai suoi aspri, e a una chiara, schietta posizione dell'io poetico, che incarna chi accompagna, o sta accanto alla persona colpita: una posizione che si vuole partecipativa, ma anche, ci sembra, che non vuole nascondere nulla della propria impotenza di fronte al disagio dell'altro. "
Roberta Deambrosi, Viceversa
"Se i presupposti di Supernova sono drammatici, Alborghetti sa attutire al momento giusto le linee d'urto e incoraggiare, ma senza forzature o moralismi, quella condizione mentale che ci permette di ritrovare fiducia nella vita."
Gilberto Isella, Giornale del Popolo
"Se nei suoi lavori precedenti Fabiano ha indagato, mettendosi in gioco come essere umano prima che come poeta (...) qui fa un passo ulteriore nell’intimità degli affetti. Scopre in questi testi esatti, niente affatto inclini all’autocompiacimento nella sofferenza o al pietismo, che il paesaggio della nostra esperienza è legato inevitabilmente alla memoria di coloro che la intessono, che siamo responsabili di coloro che ci vedono, tanto più preziosi quanto precari. Il loro venir meno è il nostro."
Francesca Matteoni, Nazione Indiana
"Che bellezza, quando la poesia si compie, senza bisogno di raccontarla, pochi versi e siamo lì, dove il poeta è stato. Oppure ci ricordiamo dove noi siamo stati, ci ricordiamo un futuro dove potremo capitare. La resa eccellente di questo libro sta proprio nel coraggio di Fabiano Alborghetti di mettere sul piatto della bilancia: l’intimo."
Gianni Montieri, PoetarumSilva
La fragilità "alborghettiana" è oramai una certezza della nostra poesia, umana e sociale, caratteriale e psicologica e racconta la realtà meglio di molti trattati. La poesia è anche questa e quando è vera non può che colpire."
Matteo Fantuzzi, La Voce di Romagna
Del terrore, dello spaesamento, degli stadi del male affrontati giorno per giorno degli umanissimi anticorpi o reazioni dei farmaci e delle terapia ci informano i testi che si muovono tra ferialità e allusività di visione, tra concentrazione lessicale e chiarezza espositiva (...). Una parola nitida, marcata da un gusto di raffinata medietà, di controllo tonale e emozionale, una scrittura esatta e acuminata (...)
Manuel Cohen, Punto - almanacco della poesia italiana
la Sua poesia (così netta ed essenziale) è visionaria e metafisica: immagini, forme, luci, pensieri sono incisi nella rigorosa scansione del vero. E' un'opera singolare e rara.
Giorgio Barberi Squarotti
(...) devo dire che questa specie di confine, questa intimità tra l'umano e il non-umano che individui (tanto più che l'oggetto della metafora cosmica, ovvero l'attacco di panico, è a sua volta è un'intuizione destabilizzante del disumano, del confine che separa il soggetto da ciò che non riconosce la soggettività) mi sembra particolarmente ricco, sia di immagini che di senso.
Gherardo Bortolotti
trovo libro (il) compatto e coerente. Ciò che più m'interessa è la visuale scarna, che poco concede al poetico e ancor meno al poetese. In alcuni componimenti sento più presente il tentativo di "impennare"a lingua con immagini che debbano colpire. Ma in genere è il lavoro sintattico e la bella organizzazione strofica che creano sospensioni, rotture, scarti. Rimane il senso di una forse eccessiva compostezza. Ma questo è probabilmente il pegno da pagare per non scivolare nel "gridato". E questo del gridato e del patetico è pericolo che hai abilmente evitato, nonostante l'argomento.
Andrea Inglese
"Il libretto, se dal punto di vista delle modalità del canto si allontana dai precedenti lavori, non se ne distanzia invece per l'empatia con cui tratta il tema della malattia. Un'empatia che è strettamente legata all'impegno civile della scrittura di Alborghetti. Il poeta riesce infatti a combinare, pure nell'esiguo spazio di pochi versi, un respiro subito articolato, grazie alle immagini forti e al fraseggio prosastico, prosciugato, dai suoi aspri, e a una chiara, schietta posizione dell'io poetico, che incarna chi accompagna, o sta accanto alla persona colpita: una posizione che si vuole partecipativa, ma anche, ci sembra, che non vuole nascondere nulla della propria impotenza di fronte al disagio dell'altro. "
Roberta Deambrosi, Viceversa
"Se i presupposti di Supernova sono drammatici, Alborghetti sa attutire al momento giusto le linee d'urto e incoraggiare, ma senza forzature o moralismi, quella condizione mentale che ci permette di ritrovare fiducia nella vita."
Gilberto Isella, Giornale del Popolo
"Se nei suoi lavori precedenti Fabiano ha indagato, mettendosi in gioco come essere umano prima che come poeta (...) qui fa un passo ulteriore nell’intimità degli affetti. Scopre in questi testi esatti, niente affatto inclini all’autocompiacimento nella sofferenza o al pietismo, che il paesaggio della nostra esperienza è legato inevitabilmente alla memoria di coloro che la intessono, che siamo responsabili di coloro che ci vedono, tanto più preziosi quanto precari. Il loro venir meno è il nostro."
Francesca Matteoni, Nazione Indiana
"Che bellezza, quando la poesia si compie, senza bisogno di raccontarla, pochi versi e siamo lì, dove il poeta è stato. Oppure ci ricordiamo dove noi siamo stati, ci ricordiamo un futuro dove potremo capitare. La resa eccellente di questo libro sta proprio nel coraggio di Fabiano Alborghetti di mettere sul piatto della bilancia: l’intimo."
Gianni Montieri, PoetarumSilva
La fragilità "alborghettiana" è oramai una certezza della nostra poesia, umana e sociale, caratteriale e psicologica e racconta la realtà meglio di molti trattati. La poesia è anche questa e quando è vera non può che colpire."
Matteo Fantuzzi, La Voce di Romagna
Del terrore, dello spaesamento, degli stadi del male affrontati giorno per giorno degli umanissimi anticorpi o reazioni dei farmaci e delle terapia ci informano i testi che si muovono tra ferialità e allusività di visione, tra concentrazione lessicale e chiarezza espositiva (...). Una parola nitida, marcata da un gusto di raffinata medietà, di controllo tonale e emozionale, una scrittura esatta e acuminata (...)
Manuel Cohen, Punto - almanacco della poesia italiana
la Sua poesia (così netta ed essenziale) è visionaria e metafisica: immagini, forme, luci, pensieri sono incisi nella rigorosa scansione del vero. E' un'opera singolare e rara.
Giorgio Barberi Squarotti
(...) devo dire che questa specie di confine, questa intimità tra l'umano e il non-umano che individui (tanto più che l'oggetto della metafora cosmica, ovvero l'attacco di panico, è a sua volta è un'intuizione destabilizzante del disumano, del confine che separa il soggetto da ciò che non riconosce la soggettività) mi sembra particolarmente ricco, sia di immagini che di senso.
Gherardo Bortolotti
trovo libro (il) compatto e coerente. Ciò che più m'interessa è la visuale scarna, che poco concede al poetico e ancor meno al poetese. In alcuni componimenti sento più presente il tentativo di "impennare"a lingua con immagini che debbano colpire. Ma in genere è il lavoro sintattico e la bella organizzazione strofica che creano sospensioni, rotture, scarti. Rimane il senso di una forse eccessiva compostezza. Ma questo è probabilmente il pegno da pagare per non scivolare nel "gridato". E questo del gridato e del patetico è pericolo che hai abilmente evitato, nonostante l'argomento.
Andrea Inglese