Verso Buda
Faloppio, LietoColle, 2004
ISBN: 978-88-7848-040-7
Buda è una casa che da il nome da un luogo. E’ posta sulla sommità di una collina e intorno non c’è niente altro che colline e alture coperte di vigne. Sopra sta il cielo, sotto gli uomini che lavorano quella terra come hanno imparato dai padri che a loro volta l’hanno imparato dai padri e cosi via, indietro e indietro.Non è una fiaba, è solo un posto tra tanti, un posto che sa di tempo. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Buda è anche stata teatro di crudi episodi di resistenza ad opera dei partigiani ma adesso è soltanto una casa tornata a fare il suo mestiere di casa.
RASSEGNA STAMPA (ESTRATTI)
Nella raccolta Verso Buda il quotidiano, i piccoli gesti di ogni giorno assumono un aspetto nuovo, inconsueto. In un paesaggio, nell'improvvisa comparsa di ´un'erba matta inutile', nell'amore, Fabiano cerca il contrasto, lo stridore, ma ritrova anche l'armonia e il significato più intimo delle cose. Un felice esordio!
Martina Cossia Castiglioni, Milano Finanza
l libro di Fabiano Alborghetti ci parla di un viaggio, un piccolo grande viaggio verso il limitare del proprio immaginario, appena oltre il cerchio della città: verso Buda; toponimo che inevitabilmente evoca sconfinate distanze ma che in realtà richiama una collina e una casa nell’Oltrepò Pavese (...). E la parola è, come dice Marco Munaro, “ripercorrere rapidamente – in un lampo, miracolosamente chiaro e giusto – la genesi della scrittura dai suoni e dai rumori della realtà fino ai suoni della lingua umana e alla loro trascrizione alfabetica, senza iati”[1], essa dunque si fa depositaria dei ricordi di un viaggio; è l’immagine stessa della terra che ci parla in un alfabeto sensibile. Occorre, poi, conoscere la fatica di chiudere le finestre, e sognare dentro una casa, accanto a una sposa. Questo è il tempo in cui la parola chiede tempo, ci obbliga all’attesa. Ci obbliga alla ricerca di un verso, alla misura dell’andare a capo – operazione decisiva per poter distinguere, dare senso al balbettio quotidiano.
Sebastiano Aglieco, Poesia 2.0
Il genio di Shakespeare sta anche nel non tacere e far retrocedere l’ombra, ma nel richiamarla alla coscienza, costasse pure una condizione di stallo... Stallo temporaneo, o forse paralisi. Ma questo lavoro di integrazione alla fine del quale nessun colore resta solo quello che appare, è davvero irrinunciabile.
Biagio Cepollaro, Poesia da fare
Nella raccolta Verso Buda il quotidiano, i piccoli gesti di ogni giorno assumono un aspetto nuovo, inconsueto. In un paesaggio, nell'improvvisa comparsa di ´un'erba matta inutile', nell'amore, Fabiano cerca il contrasto, lo stridore, ma ritrova anche l'armonia e il significato più intimo delle cose. Un felice esordio!
Martina Cossia Castiglioni, Milano Finanza
l libro di Fabiano Alborghetti ci parla di un viaggio, un piccolo grande viaggio verso il limitare del proprio immaginario, appena oltre il cerchio della città: verso Buda; toponimo che inevitabilmente evoca sconfinate distanze ma che in realtà richiama una collina e una casa nell’Oltrepò Pavese (...). E la parola è, come dice Marco Munaro, “ripercorrere rapidamente – in un lampo, miracolosamente chiaro e giusto – la genesi della scrittura dai suoni e dai rumori della realtà fino ai suoni della lingua umana e alla loro trascrizione alfabetica, senza iati”[1], essa dunque si fa depositaria dei ricordi di un viaggio; è l’immagine stessa della terra che ci parla in un alfabeto sensibile. Occorre, poi, conoscere la fatica di chiudere le finestre, e sognare dentro una casa, accanto a una sposa. Questo è il tempo in cui la parola chiede tempo, ci obbliga all’attesa. Ci obbliga alla ricerca di un verso, alla misura dell’andare a capo – operazione decisiva per poter distinguere, dare senso al balbettio quotidiano.
Sebastiano Aglieco, Poesia 2.0
Il genio di Shakespeare sta anche nel non tacere e far retrocedere l’ombra, ma nel richiamarla alla coscienza, costasse pure una condizione di stallo... Stallo temporaneo, o forse paralisi. Ma questo lavoro di integrazione alla fine del quale nessun colore resta solo quello che appare, è davvero irrinunciabile.
Biagio Cepollaro, Poesia da fare