Registro dei fragili – 43 canti
Bellinzona, Casagrande, 2009
ISBN: 978-88-7713-559-9
Una madre uccide il figlio. Il fatto di cronaca diventa lo spunto per una ricerca sul campo minato della normalità: con 43 canti che procedono a ritmo incalzante, a tratti perfino ipnotico, Alborghetti segue le persone comuni nei vari non luoghi di una provincia qualsiasi, i supermarket, le palestre, i giardinetti, per spiarne le scelte, i dialoghi, i sogni e le catastrofi.
Fabiano Alborghetti è andato a cercare in posti pericolosi e terribili, rischiando ancora una volta di smarrirsi. Invece ha saputo riemergere, e riportare a galla questo Registro dei fragili; sembrerà strano a dirsi, ma si tratta di un gesto di speranza, nonostante tutto, di un gesto d’amore.
(dalla prefazione di Fabio Pusterla)
Bellinzona, Casagrande, 2009
ISBN: 978-88-7713-559-9
Una madre uccide il figlio. Il fatto di cronaca diventa lo spunto per una ricerca sul campo minato della normalità: con 43 canti che procedono a ritmo incalzante, a tratti perfino ipnotico, Alborghetti segue le persone comuni nei vari non luoghi di una provincia qualsiasi, i supermarket, le palestre, i giardinetti, per spiarne le scelte, i dialoghi, i sogni e le catastrofi.
Fabiano Alborghetti è andato a cercare in posti pericolosi e terribili, rischiando ancora una volta di smarrirsi. Invece ha saputo riemergere, e riportare a galla questo Registro dei fragili; sembrerà strano a dirsi, ma si tratta di un gesto di speranza, nonostante tutto, di un gesto d’amore.
(dalla prefazione di Fabio Pusterla)
RASSEGNA STAMPA (ESTRATTI)
"Quando la cronaca si fa poesia: un delitto in ottonari."
Ida Bozzi, Corriere della Sera
"Lo sguardo indagatore di Alborghetti non risparmia nessun anfratto dell'universo povero a cui apparteniamo, e allo stesso modo circonda, racchiude tutti e tutto in un abbraccio forte, senza indulgenze, espressione di una pietas severa e imparziale."
Mia Lecomte, Le Monde Diplomatique
"Le miserie del nostro presente, sembra suggerirci, sono sotto gli occhi di tutti; per una reale presa di coscienza e per una ribellione , un colpo di coda, basterebbe guardarsi intorno."
Yari Bernasconi, Viceversa
"Un lavoro che si isola nel panorama dei suoi coetanei per impegno e originalità e che pone Alborghetti in un percorso che ormai si può considerare maturo e sostanziale."
Stefano Raimondi, Pulp
Alborghetti propone una radiografia sensibile della vita quotidiana registrata nei supermarket, nelle palestre, ai giardinetti ‘nei luoghi di
una provincia qualsiasi’.
Claudio Lo Russo, La Regione
"Per dar forma poetica a questo imbarazzante e lancinante regno della volgarità, Alborghetti sceglie movenze metriche sorvegliatissime: anse di ottonari variamente concatenati (che ricordano le filastrocche infantili), con impennate stilistiche verso il registro alto e scossoni verso il basso, nel linguaggio vieto della vacuità contemporanea, cadenzato da rime interne e da allitterazioni contundenti.
Pierre Lepori, Littérature Suisse
"La provincia. Le ambizioni. Una vita "sempre al massimo" mancata. E poi l'abisso, il gesto inumano, la perdita dell'anima. Alborghetti traduce la perdita di ogni identità con parole pregnanti, che delimitano spazi e situazioni e danno conto di tutto quanto è sommerso e del poco che si è salvato."
Sergio Roic, EXTRA
"Come nella torba in cui si muove l'opera del maggiore poeta svizzero italiano contemporaneo (Fabio Pusterla) così fa oggi Alborghetti, un lungo filo che da Jacottet in avanti rende oggi la Poesia Svizzera davvero degna di grande attenzione."
Matteo Fantuzzi, La Voce di Romagna
"Raccoglie in versi ritmati il vissuto del nostro tempo, con una luce salvifica, catturata da una tela più che mai realistica. La melodia dei suoi canti incoraggia a pensare che ci sia ancora spazio, dentro un grande libro, per le anime fragili. Chi si sente risucchiato nel vuoto, può lasciarsi trasportare da questa raccolta ardita di poesie-testimonianze, fuori dagli schemi abituali, e nella quale scorre anche l'antica nostalgia del sogno."
Nicoletta Barazzoni, Ticino7
"Con Registro dei fragili Fabiano Alborghetti ci consegna un'opera matura e intensa, un canto accorato alla crudele levità di questa epoca, un poema denso, compatto e acuminato come una denuncia, la denuncia di quell'oscuro desiderio che, pagliuzza dopo pagliuzza, fa nido in ognuno di noi: non più l'anelito a vivere con l'altro, nell'amicizia, come nel lavoro, o nell'amore, ma sempre più propensi a uno scialbo convivere con l'immagine riflessa in uno specchio, in uno schermo, con la sola imago di noi stessi."
Fabio Franzin, Cenobio
I fragili annaspano alla cieca nel mare dell’ipocrisia e della falsità, si aggrappano l’uno all’altro solo per trascinarsi a fondo, schiacciano l’altro pur di restare a galla ancora qualche istante. Si agitano come folli solo per restare sul posto, perché non hanno tradizione cui ormeggiarsi, affetti veri cui ancorarsi. Il poeta non sta sulla riva a guardare, ma scende nel torbido, annaspa a sua volta, presta la sua voce. Per tentare non tanto di comprendere, quanto piuttosto di contenere l’assurdo.
Chiara De Luca, Nella borsa del viandante
"Quando la cronaca si fa poesia: un delitto in ottonari."
Ida Bozzi, Corriere della Sera
"Lo sguardo indagatore di Alborghetti non risparmia nessun anfratto dell'universo povero a cui apparteniamo, e allo stesso modo circonda, racchiude tutti e tutto in un abbraccio forte, senza indulgenze, espressione di una pietas severa e imparziale."
Mia Lecomte, Le Monde Diplomatique
"Le miserie del nostro presente, sembra suggerirci, sono sotto gli occhi di tutti; per una reale presa di coscienza e per una ribellione , un colpo di coda, basterebbe guardarsi intorno."
Yari Bernasconi, Viceversa
"Un lavoro che si isola nel panorama dei suoi coetanei per impegno e originalità e che pone Alborghetti in un percorso che ormai si può considerare maturo e sostanziale."
Stefano Raimondi, Pulp
Alborghetti propone una radiografia sensibile della vita quotidiana registrata nei supermarket, nelle palestre, ai giardinetti ‘nei luoghi di
una provincia qualsiasi’.
Claudio Lo Russo, La Regione
"Per dar forma poetica a questo imbarazzante e lancinante regno della volgarità, Alborghetti sceglie movenze metriche sorvegliatissime: anse di ottonari variamente concatenati (che ricordano le filastrocche infantili), con impennate stilistiche verso il registro alto e scossoni verso il basso, nel linguaggio vieto della vacuità contemporanea, cadenzato da rime interne e da allitterazioni contundenti.
Pierre Lepori, Littérature Suisse
"La provincia. Le ambizioni. Una vita "sempre al massimo" mancata. E poi l'abisso, il gesto inumano, la perdita dell'anima. Alborghetti traduce la perdita di ogni identità con parole pregnanti, che delimitano spazi e situazioni e danno conto di tutto quanto è sommerso e del poco che si è salvato."
Sergio Roic, EXTRA
"Come nella torba in cui si muove l'opera del maggiore poeta svizzero italiano contemporaneo (Fabio Pusterla) così fa oggi Alborghetti, un lungo filo che da Jacottet in avanti rende oggi la Poesia Svizzera davvero degna di grande attenzione."
Matteo Fantuzzi, La Voce di Romagna
"Raccoglie in versi ritmati il vissuto del nostro tempo, con una luce salvifica, catturata da una tela più che mai realistica. La melodia dei suoi canti incoraggia a pensare che ci sia ancora spazio, dentro un grande libro, per le anime fragili. Chi si sente risucchiato nel vuoto, può lasciarsi trasportare da questa raccolta ardita di poesie-testimonianze, fuori dagli schemi abituali, e nella quale scorre anche l'antica nostalgia del sogno."
Nicoletta Barazzoni, Ticino7
"Con Registro dei fragili Fabiano Alborghetti ci consegna un'opera matura e intensa, un canto accorato alla crudele levità di questa epoca, un poema denso, compatto e acuminato come una denuncia, la denuncia di quell'oscuro desiderio che, pagliuzza dopo pagliuzza, fa nido in ognuno di noi: non più l'anelito a vivere con l'altro, nell'amicizia, come nel lavoro, o nell'amore, ma sempre più propensi a uno scialbo convivere con l'immagine riflessa in uno specchio, in uno schermo, con la sola imago di noi stessi."
Fabio Franzin, Cenobio
I fragili annaspano alla cieca nel mare dell’ipocrisia e della falsità, si aggrappano l’uno all’altro solo per trascinarsi a fondo, schiacciano l’altro pur di restare a galla ancora qualche istante. Si agitano come folli solo per restare sul posto, perché non hanno tradizione cui ormeggiarsi, affetti veri cui ancorarsi. Il poeta non sta sulla riva a guardare, ma scende nel torbido, annaspa a sua volta, presta la sua voce. Per tentare non tanto di comprendere, quanto piuttosto di contenere l’assurdo.
Chiara De Luca, Nella borsa del viandante